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lunedì 11 settembre 2023

Un Posto al Sole Palazzo Palladini

Un Posto al Sole, sapete chi è il proprietario di Villa Volpicelli? Solo lui – .

Un Posto al Sole, sapete chi è il proprietario di Villa Volpicelli? Solo lui – .

Sei curioso di sapere chi è proprietario di Villa Volpicelli a Napoli? Fan della famosa soap opera italiana Un posto al sole conoscono bene il luogo poiché è lì che sono ambientate la maggior parte delle storie dei protagonisti. Nella serie TV la villa si chiama Palazzo Palladini ed è immediatamente riconoscibile per la sua vista mozzafiato sul Golfo di Napoli. La sua terrazza incanta e conquista il cuore di tutti gli spettatori italiani: il panorama da cartolina con il Vesuvio sullo sfondo di un mare azzurro che difficilmente si distingue da un cielo altrettanto azzurro. È impossibile non innamorarsi perdutamente di questa località e di Napoli!

Villa Volpicelli, meglio conosciuta come Palazzo Palladini

Villa Volpicelli è uno degli edifici più belli del Zona Posillipo. Questo è magnifico villa vista mare dalla cui terrazza si può godere della vista più bella del Golfo di Napoli. Questo palazzo napoletano è immediatamente riconoscibile, anche da lontano, perché somiglia ad un castello per la presenza di due torri merlate che si affacciano sul mare a Riva fiorita. Molto particolare anche il colore della villa: è un’inconfondibile tonalità di rosa pesca.

Villa Volpicelli Napoli

Villa Volpicelli oggi è un condominio di proprietà privatama la sua terrazza viene utilizzata per le riprese della telenovela dal 2004 Un posto al sole (le riprese degli interni sono girate in un altro palazzo di Napoli, Villa Marina a Posillipo).

Una villa affacciata sul mare di Napoli

Villa Volpicelli Si chiama così dal 30 dicembre 1884, quando fu acquistata dal ricco commerciante di carbone omonimo Fabrizio Volpicelli che lo pagò solo 51mila lire (una cifra che oggi fa sorridere, ma all’epoca non era di poco valore). L’acquirente acquistò sia la villa che il giardino che arrivava fino al mare e confinava con la lussuosa Villa Rosebery (residenza ufficiale del Presidente della Repubblica Italiana). Anche il nuovo proprietario di Villa Volpicelli era interessato a restaurare la casa e riportarla all’antico splendore.

Non conosciamo l’anno esatto di costruzione di questo famoso palazzo affacciato sul mare.

Proprietario di Villa Volpicelli

Tuttavia documenti storici rivelano la presenza di questa famosa villa già nel XVII secolo. In una famosa mappa della città di Napoli del 1629 realizzata da Alessandro Baratta per conto del viceré (la cosiddetta Fidelissimae Urbis Neapolitanae), si nota la presenza del palazzo riconoscibile dalle due torri merlate. A quel tempo era di proprietà di Pietro Santacroce ed era conosciuto come il “fortino”. Successivamente fu ceduto ai principi di Ischitella.

Nei secoli successivi divenne proprietà dello Stato e poi durante il regno borbonico fu utilizzato come caserma militare e fortezza.

Tra i tanti edifici storici di Napoli, Villa Volpicelli è senza dubbio una delle dimore più belle da visitare nella zona di Posillipo.

preso Italy24 press

 

Villa Volpicelli Un posto al Sole

  Un Posto al Sole, sapete chi è il proprietario di Villa Volpicelli? Solo lui – .

 

Un Posto al Sole, sapete chi è il proprietario di Villa Volpicelli? Solo lui – .

Sei curioso di sapere chi è proprietario di Villa Volpicelli a Napoli? Fan della famosa soap opera italiana Un posto al sole conoscono bene il luogo poiché è lì che sono ambientate la maggior parte delle storie dei protagonisti. Nella serie TV la villa si chiama Palazzo Palladini ed è immediatamente riconoscibile per la sua vista mozzafiato sul Golfo di Napoli. La sua terrazza incanta e conquista il cuore di tutti gli spettatori italiani: il panorama da cartolina con il Vesuvio sullo sfondo di un mare azzurro che difficilmente si distingue da un cielo altrettanto azzurro. È impossibile non innamorarsi perdutamente di questa località e di Napoli!

Villa Volpicelli, meglio conosciuta come Palazzo Palladini

Villa Volpicelli è uno degli edifici più belli del Zona Posillipo. Questo è magnifico villa vista mare dalla cui terrazza si può godere della vista più bella del Golfo di Napoli. Questo palazzo napoletano è immediatamente riconoscibile, anche da lontano, perché somiglia ad un castello per la presenza di due torri merlate che si affacciano sul mare a Riva fiorita. Molto particolare anche il colore della villa: è un’inconfondibile tonalità di rosa pesca.

Villa Volpicelli Napoli

Villa Volpicelli oggi è un condominio di proprietà privatama la sua terrazza viene utilizzata per le riprese della telenovela dal 2004 Un posto al sole (le riprese degli interni sono girate in un altro palazzo di Napoli, Villa Marina a Posillipo).

Una villa affacciata sul mare di Napoli

Villa Volpicelli Si chiama così dal 30 dicembre 1884, quando fu acquistata dal ricco commerciante di carbone omonimo Fabrizio Volpicelli che lo pagò solo 51mila lire (una cifra che oggi fa sorridere, ma all’epoca non era di poco valore). L’acquirente acquistò sia la villa che il giardino che arrivava fino al mare e confinava con la lussuosa Villa Rosebery (residenza ufficiale del Presidente della Repubblica Italiana). Anche il nuovo proprietario di Villa Volpicelli era interessato a restaurare la casa e riportarla all’antico splendore.

Non conosciamo l’anno esatto di costruzione di questo famoso palazzo affacciato sul mare.

Proprietario di Villa Volpicelli

Tuttavia documenti storici rivelano la presenza di questa famosa villa già nel XVII secolo. In una famosa mappa della città di Napoli del 1629 realizzata da Alessandro Baratta per conto del viceré (la cosiddetta Fidelissimae Urbis Neapolitanae), si nota la presenza del palazzo riconoscibile dalle due torri merlate. A quel tempo era di proprietà di Pietro Santacroce ed era conosciuto come il “fortino”. Successivamente fu ceduto ai principi di Ischitella.

Nei secoli successivi divenne proprietà dello Stato e poi durante il regno borbonico fu utilizzato come caserma militare e fortezza.

Tra i tanti edifici storici di Napoli, Villa Volpicelli è senza dubbio una delle dimore più belle da visitare nella zona di Posillipo.

preso Italy24 press

Un Posto al Sole

 Un Posto al Sole, sapete chi è il proprietario di Villa Volpicelli? Solo lui – .

 Un Posto al Sole, sapete chi è il proprietario di Villa Volpicelli? Solo lui – .

Sei curioso di sapere chi è proprietario di Villa Volpicelli a Napoli? Fan della famosa soap opera italiana Un posto al sole conoscono bene il luogo poiché è lì che sono ambientate la maggior parte delle storie dei protagonisti. Nella serie TV la villa si chiama Palazzo Palladini ed è immediatamente riconoscibile per la sua vista mozzafiato sul Golfo di Napoli. La sua terrazza incanta e conquista il cuore di tutti gli spettatori italiani: il panorama da cartolina con il Vesuvio sullo sfondo di un mare azzurro che difficilmente si distingue da un cielo altrettanto azzurro. È impossibile non innamorarsi perdutamente di questa località e di Napoli!

Villa Volpicelli, meglio conosciuta come Palazzo Palladini

Villa Volpicelli è uno degli edifici più belli del Zona Posillipo. Questo è magnifico villa vista mare dalla cui terrazza si può godere della vista più bella del Golfo di Napoli. Questo palazzo napoletano è immediatamente riconoscibile, anche da lontano, perché somiglia ad un castello per la presenza di due torri merlate che si affacciano sul mare a Riva fiorita. Molto particolare anche il colore della villa: è un’inconfondibile tonalità di rosa pesca.

Villa Volpicelli Napoli

Villa Volpicelli oggi è un condominio di proprietà privatama la sua terrazza viene utilizzata per le riprese della telenovela dal 2004 Un posto al sole (le riprese degli interni sono girate in un altro palazzo di Napoli, Villa Marina a Posillipo).

Una villa affacciata sul mare di Napoli

Villa Volpicelli Si chiama così dal 30 dicembre 1884, quando fu acquistata dal ricco commerciante di carbone omonimo Fabrizio Volpicelli che lo pagò solo 51mila lire (una cifra che oggi fa sorridere, ma all’epoca non era di poco valore). L’acquirente acquistò sia la villa che il giardino che arrivava fino al mare e confinava con la lussuosa Villa Rosebery (residenza ufficiale del Presidente della Repubblica Italiana). Anche il nuovo proprietario di Villa Volpicelli era interessato a restaurare la casa e riportarla all’antico splendore.

Non conosciamo l’anno esatto di costruzione di questo famoso palazzo affacciato sul mare.

Proprietario di Villa Volpicelli

Tuttavia documenti storici rivelano la presenza di questa famosa villa già nel XVII secolo. In una famosa mappa della città di Napoli del 1629 realizzata da Alessandro Baratta per conto del viceré (la cosiddetta Fidelissimae Urbis Neapolitanae), si nota la presenza del palazzo riconoscibile dalle due torri merlate. A quel tempo era di proprietà di Pietro Santacroce ed era conosciuto come il “fortino”. Successivamente fu ceduto ai principi di Ischitella.

Nei secoli successivi divenne proprietà dello Stato e poi durante il regno borbonico fu utilizzato come caserma militare e fortezza.

Tra i tanti edifici storici di Napoli, Villa Volpicelli è senza dubbio una delle dimore più belle da visitare nella zona di Posillipo.

preso Italy24 press

12 settembre 2023

 

Maria

 Gaia: significato del nome e onomastico | Naturopataonline

 Maria è un nome femminile italiano che significa "afflitta e amareggiata (per la morte di Gesù); signora, padrona, ma anche 'amata' e 'cara'; in latino: 'stilla maris' o goccia di mare". Scopriamo insieme di più su questo nome così bello.

Etimologia

L'origine è ebraico-aramaica: 'Maryâm'; ma anche, per altre fonti, siriaco-egiziana o latina. Maria è il nome più diffuso al mondo. 'Maria' per antonomasia è la Vergine Santissima, l'Immacolata, l'Assunta, l'Annunziata ed è il nome con i più risonanti aggettivi divini e dal maggior numero di varianti nel mondo legati a miracoli, apparizioni e luoghi consacrati; per esempio: Carmela, Concetta, Fatima, Grazia, Lourdes, Pilar… Ed è anche il nome femminile col maggior numero di festività nel corso dell'anno. In ogni parte del mondo la persona e il volto della Madonna sono il soggetto più rappresentato ed è variamente ripreso da tutti i più grandi autori pittori e scultori, ma anche i minori, nella storia dell'arte.

12 settembre 2023

 

Maria

        Cosa significa realmente il nome Maria  

                             12 settembre 2023

Maria onomastico

                                                      No hay ninguna descripción de la foto disponible.                                                   12 settembre 2023

Onomastico Maria

     No hay ninguna descripción de la foto disponible. 

                                                            12 settembre 2023

Sant'Agostino

    

                             12 settembre 2023

Let's roll! Torre Gemelle 11 settembre

 11 settembre: memoria e futuro a Ground Zero – La Voce di New York

Let’s roll!”

La storia dell'aereo che l'11 settembre 2001 non si schiantò dove doveva

La principale storia che tutti ricordano oggi, e così ogni 11 settembre da dieci anni a questa parte, è quella dei due aerei che colpirono il World Trade Center di New York, uccidendo in modo spettacolare e terribile 2753 persone. Si parla meno degli altri due aerei che furono dirottati quella mattina: uno colpì il Pentagono, uccidendo 184 persone; l’altro si schiantò su un terreno in Pennsylvania a seguito della ribellione dei passeggeri, morirono in 44: 33 passeggeri, 7 membri dell’equipaggio e 4 dirottatori. Benché la storia di quel volo, il numero 93 della United Airlines, sia stata raccontata da molti articoli giornalistici, documentari, da un’inchiesta ufficiale e da un film uscito nel 2006, fuori dagli Stati Uniti molti dettagli non sono conosciuti, o sono conosciuti soltanto da pochi. Sono state fatte molte ricostruzioni della storia del volo United 93, anche se diversi dettagli marginali della storia non sono mai stati chiariti: la fonte più completa è l’inchiesta ufficiale [pdf] condotta da una commissione promossa dal Congresso e dalla Presidenza degli Stati Uniti. Un altro elenco piuttosto completo dei fatti può trovarsi sulla voce di Wikipedia in inglese.

Il volo United 93 doveva partire alle 8 del mattino e collegare le due coste degli Stati Uniti: l’aeroporto di Newark, in New Jersey, con l’aeroporto di San Francisco, in California. Quel giorno l’aereo era semi-vuoto: poteva ospitare fino a 182 passeggeri, i viaggiatori a bordo erano 37. Insieme a loro c’erano a bordo sette membri dell’equipaggio: il capitano, il primo ufficiale e cinque assistenti di volo. Fra i 37 passeggeri c’erano 4 dirottatori, tutti con posti in prima classe. Il loro leader era Ziad Jarrah, nato in Libano, vissuto per molti anni ad Amburgo, in Germania, addestrato in Afghanistan. Dopo l’addestramento ottenne ad Amburgo un nuovo passaporto, “pulito” e senza le tracce dei suoi precedenti viaggi, denunciando il vecchio come smarrito. Arrivò in Florida a giugno del 2000, teneva contatti con Mohammed Atta, l’uomo considerato “la mente” degli attacchi dell’11 settembre 2001, era quello che aveva preso lezioni di volo. Gli altri tre dirottatori – Ahmed al-Nami, Ahmed al-Haznawi, Saeed al-Ghamdi – ci misero soprattutto la forza bruta. Doveva esserci un quinto dirottatore, Mohammed al-Qahtani, che però il 3 agosto 2001 fu respinto alla frontiera di Orlando, in Florida, quando le autorità videro che aveva solo un biglietto di andata e sospettarono volesse diventare un immigrato clandestino. I dirottatori salirono a bordo senza problemi. Solo uno di loro fu sottoposto a controlli speciali prima dell’imbarco, ma senza che le autorità notassero niente di sospetto.

Il volo doveva partire alle 8.00 del mattino ma a causa del grosso traffico aereo partì alle 8.42, quattro minuti prima che il primo aereo si schiantasse sulla torre nord del World Trade Center di New York. Alle 9.02 anche il secondo aereo si schiantò sulla torre sud e le autorità iniziarono a diffondere l’allerta a tutti gli aerei in volo. La persona incaricata dalla United Airlines di mettersi in contatto col volo 93 lo fece solo venti minuti dopo, scrivendo: “Fate attenzione a intrusioni nella cabina di pilotaggio, due aerei hanno colpito il World Trade Center”. Il pilota rispose regolarmente, chiedendo conferma di quanto aveva letto. Pochi minuti dopo, alle 9.27, la cabina di pilotaggio rispose regolarmente a un messaggio di routine. Poi iniziò il dirottamento.

Alle 9.28, non appena fu spento il segnale delle cinture di sicurezza, quando le Torri Gemelle erano già state colpite, l’aereo perse rapidamente quota, più di 200 metri in 30 secondi. Il capitano urlò più volte “Mayday! Mayday! Mayday!”. Trentacinque secondi dopo, dalla cabina di pilotaggio qualcuno urlò di nuovo: “Mayday! Fuori di qui! Fuori di qui!”.

Non è noto con certezza se i dirottatori avessero o no delle armi al momento di salire a bordo, anche se alcuni passeggeri prima di schiantarsi diranno poi al telefono che qualcuno era stato accoltellato. Prima di essere costretto a cedere il controllo dell’aereo, il capitano riuscì a modificare le frequenze radio così da trasmettere alle autorità di terra i messaggi rivolti ai passeggeri. Alle 9.31 Jarrah aprì il microfono e disse: “Signori e signore, è il capitano che parla. Per favore, restate seduti. Abbiamo una bomba a bordo. Quindi restate seduti”. I passeggeri erano stati fatti spostare tutti in fondo all’aereo, così che fossero il più lontani possibile dalla cabina di pilotaggio.

Le autorità di terra ascoltarono il messaggio e continuarono a sentire quello che avveniva nell’aereo. Sentirono i lamenti del capitano, probabilmente ferito, e le urla di una hostess interrompersi bruscamente, prima che un dirottatore dicesse in arabo: “Tutto a posto. Ho finito”. Jarrah modificò la rotta dell’aereo facendolo virare verso est, abbassando la sua quota e inserendo poi il pilota automatico. Alle 9.39 Jarrah si rivolse di nuovo ai passeggeri con l’altoparlante. “Qui è il capitano. Vorrei che tutti rimarreste seduti. C’è una bomba a bordo: stiamo tornando in aeroporto, dove faremo le nostre richieste. State calmi”.

Dopo questo messaggio le autorità di terra non sentirono più nulla dall’aereo. Dalle 9.30, però, passeggeri e membri dell’equipaggio avevano cominciato a usare i loro telefoni cellulari e i telefoni satellitari di bordo, consegnando alla memoria alcuni dei documenti più strazianti e drammatici sugli attentati dell’11 settembre 2001.

Trentacinque telefonate partirono dall’aereo verso terra. Dieci passeggeri e due membri dell’equipaggio riuscirono a mettersi in contatto con parenti e amici. La passeggera Lauren Grandcolas, che era incinta, chiamò due volte il suo compagno, che non rispose. Poi lasciò un messaggio nella sua segreteria telefonica.

“Jack, rispondi tesoro, mi senti? Okay. Volevo solo dirti che c’è un piccolo problema con l’aereo. Sto bene. Sto benissimo. Volevo solo dirti quanto ti amo”

La passeggera Linda Gronlund lasciò un messaggio nella segreteria telefonica della sorella. L’assistente di volo CeeCee Lyles lasciò questo messaggio nella segreteria di suo marito.

 

Il passeggero Mark Bingham chiamò sua madre, Jeremy Glick sua moglie. L’assistente di volo Sandra Bradshaw chiamò gli uffici di terra della United Airlines e disse che c’erano a bordo dei terroristi armati con dei coltelli, aggiungendo che un’altra assistente di volo era stata accoltellata. Altre telefonate dei membri dell’equipaggio furono messe in attesa o rimbalzate dai centralini intasati. Il passeggero Tom Burnett disse a sua moglie che il volo era stato dirottato, che un passeggero era stato accoltellato e che secondo lui la bomba di cui parlavano i terroristi era un pretesto per tenere i passeggeri tranquilli. Sua moglie gli disse degli attacchi al World Trade Center e lui le rispose dicendo che effettivamente aveva sentito i dirottatori parlare di qualcosa del genere. Burnett continuò a chiedere informazioni a sua moglie, interrompendosi di tanto in tanto per riferire i dettagli agli altri passeggeri. Poi disse: “Non preoccuparti, qualcosa faremo”. E riattaccò.

Marion Britton chiamò un suo amico, gli disse: “Ci ammazzeranno, ci ammazzeranno tutti”. Lui cercò di tranquillizzarla: “Non preoccuparti, hanno dirottato l’aereo, vi fanno fare un giro, andate nel loro paese e poi tornate qui”. L’amico dirà poi che non sapeva cosa dire, era disperato e cercava un modo per tranquillizzare la sua amica.

A un certo punto nelle registrazioni delle telefonate si inizia a parlare di una ribellione. Il passeggero Todd Beamer cercò di chiamare sua moglie ma le linee erano intasate e la sua chiamata fu raccolta dal centralino. Beamer disse all’operatrice che il volo era stato dirottato e che i piloti erano fuori gioco, morti o gravemente feriti. Disse che uno dei dirottatori aveva legata alla vita una cosa che sembrava una bomba. L’assistente di volo Sandra Bradshaw disse a suo marito che stava scaldando dell’acqua da gettare addosso ai dirottatori. Honor Elizabeth Wainio alle 9.53 disse alla sua matrigna: “Devo andare. Stanno entrando nella cabina di pilotaggio. Ti voglio bene”. Alle 9.55 Bradshaw disse a suo marito: “Stanno correndo tutti verso la prima classe. Devo andare. Ciao”. Alle 9.57 l’operatrice di terra Lisa Jefferson, che aveva una telefonata aperta con Beamer, sentì che i passeggeri avevano deciso con una votazione di aggredire i dirottatori. E sentì dire a Beamer:

“Are you guys ready? Okay. Let’s roll!”
(“Siete pronti? Okay. Si balla!”)

Pochi secondi dopo, stando alle registrazioni della scatola nera, i dirottatori nella cabina di pilotaggio capirono che stava accadendo qualcosa. Si sente una voce dire: “Che succede? Una rissa?”. La passeggera CeeCee Lyles chiamò di nuovo suo marito e disse che gli altri stavano provando a fare irruzione nella cabina di pilotaggio. Alle 9.58 Jarrah, che pilotava l’aereo, cominciò a muoverlo bruscamente prima a destra e sinistra e poi su e giù, per sbilanciare i passeggeri. La scatola nera registrò molti secondi di urla, rumore di oggetti rotti, anche piatti e bicchieri. L’aereo tornò stabile alle 10.00. Jarrah disse: “La chiudiamo qui? La facciamo finita adesso?”. Un altro dirottatore gli rispose: “No, non ancora. Quando arrivano tutti, la chiudiamo”. Jarrah continuò a muovere l’aereo su e giù. Poco dopo si udì la voce di un passeggero, fuori dalla cabina: “Entriamo! Se non entriamo, moriremo”. Pochi secondi dopo un altro passeggero disse “Lancialo!”, probabilmente facendo riferimento al carrello delle vivande.

I dirottatori cominciarono a ripetere “Allah Akbar”, “Allah è grande”. Alle 10.01 Jarrah chiese di nuovo: “Lo butto giù?”. I passeggeri continuarono a spingere verso la cabina di pilotaggio. Alle 10.02 un altro dirottatore disse: “Buttalo giù! Buttalo giù!”. L’aereo virò bruscamente a destra fino a capovolgersi e si schiantò su un terreno vuoto a Stonycreek, in Pennsylvania, alle 10.03. L’inchiesta ufficiale sugli attentati dell’11 settembre ha concluso che “i dirottatori restarono al comando dell’aereo fino alla fine ma decisero di schiantare l’aereo sapendo che i passeggeri sarebbero entrati nella cabina di pilotaggio nel giro di pochi secondi”. Lo schianto lasciò sul terreno un cratere profondo tre metri e largo dodici. Il terreno era piuttosto morbido, buona parte dell’aereo si infilò sottoterra. Tutte le 44 persone a bordo morirono sul colpo.

Molti abitanti della zona videro l’aereo perdere quota rapidissimamente e temettero che potesse colpire un centro abitato. I primi soccorsi arrivarono sul posto alle 10.06. Alle 10.10 le autorità aeree non sapevano ancora che il volo si era schiantato e tentavano di mettersi in contatto con la cabina di pilotaggio: la comunicazione ufficiale avvenne alle 10.13. La prima testata a dare notizia dello schianto fu la CNN alle 10.37.

La maggior parte dei resti dell’aereo fu trovata nei pressi del luogo dello schianto, ma oggetti leggeri furono sbalzati fino a 13 chilometri di distanza. Tutti i resti umani furono ritrovati nell’arco di 28 ettari: in tutto 1500 “reperti”, pesanti 272 chili, l’otto per cento del totale. Il resto fu disintegrato dall’impatto e dalla seguente esplosione. Tutti i passeggeri furono identificati entro il 21 dicembre. I medici non riuscirono a effettuare nessuna autopsia. Il contenuto della scatola nera e le registrazioni furono mostrati ai parenti delle persone uccise nel 2002 e diffusi pubblicamente nel 2006.

L’obiettivo dei dirottatori non è mai stato identificato con certezza, anche se la maggior parte degli indizi e delle testimonianze indicano Capitol Hill, la sede del Congresso degli Stati Uniti, a Washington DC. Le ultime parole di Todd Beamer, “Let’s roll”, sono state citate in film, canzoni (una di Neil Young), poesie e romanzi. La compagnia aerea United Airlines non usa più il numero 93 per indicare i suoi voli. Nel campo dove il volo si schiantò, in Pennsylvania, c’è oggi un monumento in loro onore: per molti anni ce n’è stato un altro, artigianale e provvisorio. I nomi delle persone uccise sono iscritti anche attorno alla fontana sud del monumento di Ground Zero.


11 settembre 2023

preso "Let's roll!" - Il Post

 

Torri Gemelle 11 settembre Let’s roll!

 11 settembre: memoria e futuro a Ground Zero – La Voce di New York

Let’s roll!”

La storia dell'aereo che l'11 settembre 2001 non si schiantò dove doveva

La principale storia che tutti ricordano oggi, e così ogni 11 settembre da dieci anni a questa parte, è quella dei due aerei che colpirono il World Trade Center di New York, uccidendo in modo spettacolare e terribile 2753 persone. Si parla meno degli altri due aerei che furono dirottati quella mattina: uno colpì il Pentagono, uccidendo 184 persone; l’altro si schiantò su un terreno in Pennsylvania a seguito della ribellione dei passeggeri, morirono in 44: 33 passeggeri, 7 membri dell’equipaggio e 4 dirottatori. Benché la storia di quel volo, il numero 93 della United Airlines, sia stata raccontata da molti articoli giornalistici, documentari, da un’inchiesta ufficiale e da un film uscito nel 2006, fuori dagli Stati Uniti molti dettagli non sono conosciuti, o sono conosciuti soltanto da pochi. Sono state fatte molte ricostruzioni della storia del volo United 93, anche se diversi dettagli marginali della storia non sono mai stati chiariti: la fonte più completa è l’inchiesta ufficiale [pdf] condotta da una commissione promossa dal Congresso e dalla Presidenza degli Stati Uniti. Un altro elenco piuttosto completo dei fatti può trovarsi sulla voce di Wikipedia in inglese.

Il volo United 93 doveva partire alle 8 del mattino e collegare le due coste degli Stati Uniti: l’aeroporto di Newark, in New Jersey, con l’aeroporto di San Francisco, in California. Quel giorno l’aereo era semi-vuoto: poteva ospitare fino a 182 passeggeri, i viaggiatori a bordo erano 37. Insieme a loro c’erano a bordo sette membri dell’equipaggio: il capitano, il primo ufficiale e cinque assistenti di volo. Fra i 37 passeggeri c’erano 4 dirottatori, tutti con posti in prima classe. Il loro leader era Ziad Jarrah, nato in Libano, vissuto per molti anni ad Amburgo, in Germania, addestrato in Afghanistan. Dopo l’addestramento ottenne ad Amburgo un nuovo passaporto, “pulito” e senza le tracce dei suoi precedenti viaggi, denunciando il vecchio come smarrito. Arrivò in Florida a giugno del 2000, teneva contatti con Mohammed Atta, l’uomo considerato “la mente” degli attacchi dell’11 settembre 2001, era quello che aveva preso lezioni di volo. Gli altri tre dirottatori – Ahmed al-Nami, Ahmed al-Haznawi, Saeed al-Ghamdi – ci misero soprattutto la forza bruta. Doveva esserci un quinto dirottatore, Mohammed al-Qahtani, che però il 3 agosto 2001 fu respinto alla frontiera di Orlando, in Florida, quando le autorità videro che aveva solo un biglietto di andata e sospettarono volesse diventare un immigrato clandestino. I dirottatori salirono a bordo senza problemi. Solo uno di loro fu sottoposto a controlli speciali prima dell’imbarco, ma senza che le autorità notassero niente di sospetto.

Il volo doveva partire alle 8.00 del mattino ma a causa del grosso traffico aereo partì alle 8.42, quattro minuti prima che il primo aereo si schiantasse sulla torre nord del World Trade Center di New York. Alle 9.02 anche il secondo aereo si schiantò sulla torre sud e le autorità iniziarono a diffondere l’allerta a tutti gli aerei in volo. La persona incaricata dalla United Airlines di mettersi in contatto col volo 93 lo fece solo venti minuti dopo, scrivendo: “Fate attenzione a intrusioni nella cabina di pilotaggio, due aerei hanno colpito il World Trade Center”. Il pilota rispose regolarmente, chiedendo conferma di quanto aveva letto. Pochi minuti dopo, alle 9.27, la cabina di pilotaggio rispose regolarmente a un messaggio di routine. Poi iniziò il dirottamento.

Alle 9.28, non appena fu spento il segnale delle cinture di sicurezza, quando le Torri Gemelle erano già state colpite, l’aereo perse rapidamente quota, più di 200 metri in 30 secondi. Il capitano urlò più volte “Mayday! Mayday! Mayday!”. Trentacinque secondi dopo, dalla cabina di pilotaggio qualcuno urlò di nuovo: “Mayday! Fuori di qui! Fuori di qui!”.

Non è noto con certezza se i dirottatori avessero o no delle armi al momento di salire a bordo, anche se alcuni passeggeri prima di schiantarsi diranno poi al telefono che qualcuno era stato accoltellato. Prima di essere costretto a cedere il controllo dell’aereo, il capitano riuscì a modificare le frequenze radio così da trasmettere alle autorità di terra i messaggi rivolti ai passeggeri. Alle 9.31 Jarrah aprì il microfono e disse: “Signori e signore, è il capitano che parla. Per favore, restate seduti. Abbiamo una bomba a bordo. Quindi restate seduti”. I passeggeri erano stati fatti spostare tutti in fondo all’aereo, così che fossero il più lontani possibile dalla cabina di pilotaggio.

Le autorità di terra ascoltarono il messaggio e continuarono a sentire quello che avveniva nell’aereo. Sentirono i lamenti del capitano, probabilmente ferito, e le urla di una hostess interrompersi bruscamente, prima che un dirottatore dicesse in arabo: “Tutto a posto. Ho finito”. Jarrah modificò la rotta dell’aereo facendolo virare verso est, abbassando la sua quota e inserendo poi il pilota automatico. Alle 9.39 Jarrah si rivolse di nuovo ai passeggeri con l’altoparlante. “Qui è il capitano. Vorrei che tutti rimarreste seduti. C’è una bomba a bordo: stiamo tornando in aeroporto, dove faremo le nostre richieste. State calmi”.

Dopo questo messaggio le autorità di terra non sentirono più nulla dall’aereo. Dalle 9.30, però, passeggeri e membri dell’equipaggio avevano cominciato a usare i loro telefoni cellulari e i telefoni satellitari di bordo, consegnando alla memoria alcuni dei documenti più strazianti e drammatici sugli attentati dell’11 settembre 2001.

Trentacinque telefonate partirono dall’aereo verso terra. Dieci passeggeri e due membri dell’equipaggio riuscirono a mettersi in contatto con parenti e amici. La passeggera Lauren Grandcolas, che era incinta, chiamò due volte il suo compagno, che non rispose. Poi lasciò un messaggio nella sua segreteria telefonica.

“Jack, rispondi tesoro, mi senti? Okay. Volevo solo dirti che c’è un piccolo problema con l’aereo. Sto bene. Sto benissimo. Volevo solo dirti quanto ti amo”

La passeggera Linda Gronlund lasciò un messaggio nella segreteria telefonica della sorella. L’assistente di volo CeeCee Lyles lasciò questo messaggio nella segreteria di suo marito.

 

Il passeggero Mark Bingham chiamò sua madre, Jeremy Glick sua moglie. L’assistente di volo Sandra Bradshaw chiamò gli uffici di terra della United Airlines e disse che c’erano a bordo dei terroristi armati con dei coltelli, aggiungendo che un’altra assistente di volo era stata accoltellata. Altre telefonate dei membri dell’equipaggio furono messe in attesa o rimbalzate dai centralini intasati. Il passeggero Tom Burnett disse a sua moglie che il volo era stato dirottato, che un passeggero era stato accoltellato e che secondo lui la bomba di cui parlavano i terroristi era un pretesto per tenere i passeggeri tranquilli. Sua moglie gli disse degli attacchi al World Trade Center e lui le rispose dicendo che effettivamente aveva sentito i dirottatori parlare di qualcosa del genere. Burnett continuò a chiedere informazioni a sua moglie, interrompendosi di tanto in tanto per riferire i dettagli agli altri passeggeri. Poi disse: “Non preoccuparti, qualcosa faremo”. E riattaccò.

Marion Britton chiamò un suo amico, gli disse: “Ci ammazzeranno, ci ammazzeranno tutti”. Lui cercò di tranquillizzarla: “Non preoccuparti, hanno dirottato l’aereo, vi fanno fare un giro, andate nel loro paese e poi tornate qui”. L’amico dirà poi che non sapeva cosa dire, era disperato e cercava un modo per tranquillizzare la sua amica.

A un certo punto nelle registrazioni delle telefonate si inizia a parlare di una ribellione. Il passeggero Todd Beamer cercò di chiamare sua moglie ma le linee erano intasate e la sua chiamata fu raccolta dal centralino. Beamer disse all’operatrice che il volo era stato dirottato e che i piloti erano fuori gioco, morti o gravemente feriti. Disse che uno dei dirottatori aveva legata alla vita una cosa che sembrava una bomba. L’assistente di volo Sandra Bradshaw disse a suo marito che stava scaldando dell’acqua da gettare addosso ai dirottatori. Honor Elizabeth Wainio alle 9.53 disse alla sua matrigna: “Devo andare. Stanno entrando nella cabina di pilotaggio. Ti voglio bene”. Alle 9.55 Bradshaw disse a suo marito: “Stanno correndo tutti verso la prima classe. Devo andare. Ciao”. Alle 9.57 l’operatrice di terra Lisa Jefferson, che aveva una telefonata aperta con Beamer, sentì che i passeggeri avevano deciso con una votazione di aggredire i dirottatori. E sentì dire a Beamer:

“Are you guys ready? Okay. Let’s roll!”
(“Siete pronti? Okay. Si balla!”)

Pochi secondi dopo, stando alle registrazioni della scatola nera, i dirottatori nella cabina di pilotaggio capirono che stava accadendo qualcosa. Si sente una voce dire: “Che succede? Una rissa?”. La passeggera CeeCee Lyles chiamò di nuovo suo marito e disse che gli altri stavano provando a fare irruzione nella cabina di pilotaggio. Alle 9.58 Jarrah, che pilotava l’aereo, cominciò a muoverlo bruscamente prima a destra e sinistra e poi su e giù, per sbilanciare i passeggeri. La scatola nera registrò molti secondi di urla, rumore di oggetti rotti, anche piatti e bicchieri. L’aereo tornò stabile alle 10.00. Jarrah disse: “La chiudiamo qui? La facciamo finita adesso?”. Un altro dirottatore gli rispose: “No, non ancora. Quando arrivano tutti, la chiudiamo”. Jarrah continuò a muovere l’aereo su e giù. Poco dopo si udì la voce di un passeggero, fuori dalla cabina: “Entriamo! Se non entriamo, moriremo”. Pochi secondi dopo un altro passeggero disse “Lancialo!”, probabilmente facendo riferimento al carrello delle vivande.

I dirottatori cominciarono a ripetere “Allah Akbar”, “Allah è grande”. Alle 10.01 Jarrah chiese di nuovo: “Lo butto giù?”. I passeggeri continuarono a spingere verso la cabina di pilotaggio. Alle 10.02 un altro dirottatore disse: “Buttalo giù! Buttalo giù!”. L’aereo virò bruscamente a destra fino a capovolgersi e si schiantò su un terreno vuoto a Stonycreek, in Pennsylvania, alle 10.03. L’inchiesta ufficiale sugli attentati dell’11 settembre ha concluso che “i dirottatori restarono al comando dell’aereo fino alla fine ma decisero di schiantare l’aereo sapendo che i passeggeri sarebbero entrati nella cabina di pilotaggio nel giro di pochi secondi”. Lo schianto lasciò sul terreno un cratere profondo tre metri e largo dodici. Il terreno era piuttosto morbido, buona parte dell’aereo si infilò sottoterra. Tutte le 44 persone a bordo morirono sul colpo.

Molti abitanti della zona videro l’aereo perdere quota rapidissimamente e temettero che potesse colpire un centro abitato. I primi soccorsi arrivarono sul posto alle 10.06. Alle 10.10 le autorità aeree non sapevano ancora che il volo si era schiantato e tentavano di mettersi in contatto con la cabina di pilotaggio: la comunicazione ufficiale avvenne alle 10.13. La prima testata a dare notizia dello schianto fu la CNN alle 10.37.

La maggior parte dei resti dell’aereo fu trovata nei pressi del luogo dello schianto, ma oggetti leggeri furono sbalzati fino a 13 chilometri di distanza. Tutti i resti umani furono ritrovati nell’arco di 28 ettari: in tutto 1500 “reperti”, pesanti 272 chili, l’otto per cento del totale. Il resto fu disintegrato dall’impatto e dalla seguente esplosione. Tutti i passeggeri furono identificati entro il 21 dicembre. I medici non riuscirono a effettuare nessuna autopsia. Il contenuto della scatola nera e le registrazioni furono mostrati ai parenti delle persone uccise nel 2002 e diffusi pubblicamente nel 2006.

L’obiettivo dei dirottatori non è mai stato identificato con certezza, anche se la maggior parte degli indizi e delle testimonianze indicano Capitol Hill, la sede del Congresso degli Stati Uniti, a Washington DC. Le ultime parole di Todd Beamer, “Let’s roll”, sono state citate in film, canzoni (una di Neil Young), poesie e romanzi. La compagnia aerea United Airlines non usa più il numero 93 per indicare i suoi voli. Nel campo dove il volo si schiantò, in Pennsylvania, c’è oggi un monumento in loro onore: per molti anni ce n’è stato un altro, artigianale e provvisorio. I nomi delle persone uccise sono iscritti anche attorno alla fontana sud del monumento di Ground Zero.


11 settembre 2023

preso "Let's roll!" - Il Post


domenica 10 settembre 2023

Torri Gemelle 11 settembre 2023


“Lavoravo alle Torri gemelle ma l’11 settembre del 2001 non sono andata in ufficio. La conserva di pomodoro mi ha salvato la vita”

 

“Lavoravo alle Torri gemelle ma l’11 settembre del 2001 non sono andata in ufficio. La conserva di pomodoro mi ha salvato la vita”

 La storia di Francesca Lo Monaco D'Angelo, siciliana trapianta a New York che lavorava al 41esimo piano della Torre 2. Il giorno dell'attentato non è andata in ufficio. Il motivo? "Mio marito aveva comprato le cassette di pomodoro e mi aveva chiesto di prendere un giorno libero al lavoro per fare le conserve", ricorda lei. Manager di una grossa compagnia assicurativa, oggi racconta un retroscena inedito: "Neanche due mesi prima avevo stipulato una polizza per Silverstein Properties, cioè i proprietari del World trade center. Era una polizza molto alta, perché copriva i danni superiori ai 200 milioni di dollari". Quell'assicurazione, però, non verrà incassata

11 settembre 2023 

preso il fatto quotidiano

Torri Gemelle 11 settembre 2023

 

Nel luogo che ricorda la tragedia delle Torri Gemelli ora si trovano il Memorial 9/11, la Freedom Tower di Libeskind e Oculus, il complesso disegnato dall'archistar Santiago Calatrava. Il Memoriale, uno dei luoghi più visitati di New York, ha al centro due grandi vasche con acqua che scorre ininterrottamente e sulle cui pareti sono incisi i nomi delle vittime dell'attentato. Il museo ha un padiglione d’ingresso in vetro che consente di vedere anche dall’esterno i due “tridenti” del World Trade Center, le colonne portanti d’acciaio delle torri che rimasero in piedi anche dopo il crollo. 

11 settembre 2023

preso Ansa 

Torri Gemelle 11 settembre

 

 Nel luogo che ricorda la tragedia delle Torri Gemelli ora si trovano il Memorial 9/11, la Freedom Tower di Libeskind e Oculus, il complesso disegnato dall'archistar Santiago Calatrava. Il Memoriale, uno dei luoghi più visitati di New York, ha al centro due grandi vasche con acqua che scorre ininterrottamente e sulle cui pareti sono incisi i nomi delle vittime dell'attentato. Il museo ha un padiglione d’ingresso in vetro che consente di vedere anche dall’esterno i due “tridenti” del World Trade Center, le colonne portanti d’acciaio delle torri che rimasero in piedi anche dopo il crollo. 

11 settembre 2023 

preso Ansa 

Torri Gemelli 11 settembre

 

Nel luogo che ricorda la tragedia delle Torri Gemelli ora si trovano il Memorial 9/11, la Freedom Tower di Libeskind e Oculus, il complesso disegnato dall'archistar Santiago Calatrava. Il Memoriale, uno dei luoghi più visitati di New York, ha al centro due grandi vasche con acqua che scorre ininterrottamente e sulle cui pareti sono incisi i nomi delle vittime dell'attentato. Il museo ha un padiglione d’ingresso in vetro che consente di vedere anche dall’esterno i due “tridenti” del World Trade Center, le colonne portanti d’acciaio delle torri che rimasero in piedi anche dopo il crollo. 

11 settembre 2023 

preso Ansa 

Torri Gemelle 11 settembre

Come furono costruite le Torri Gemelle e cosa c'è oggi al loro posto

                        Torri Gemelle oggi

                          11 settembre 2023

Torri Gemelle 11 settembre

              Nessuna descrizione della foto disponibile. 

                                                                 11 settembre 2023

sabato 9 settembre 2023

Y Haenel

             

                     10 settembre 2023

Julius Griffith

                                  Uno dei primi modelli di autobus francesi, anno 1827 

Oggigiorno gli autobus sono dei mezzi di trasporto pubblico largamente utilizzati e bisogna ringraziare Julius Griffith per aver avuto l'idea ed aver costruito nel 1821 il primo autobus a vapore e Gurney Goldsworth per aver progettato, quattro anni più tardi, un mezzo in grado di trasportare fino a 15 persone.
L'autobus di Goldsworth, venne chiamato in questo modo per richiamare il concetto di auto esteso a più persone, il termine latino “omni” significa infatti “per tutti”; pesava 3 tonnellate e raggiungeva una velocità massima di 24 km/h; era dotato di 5 ruote, di cui una davanti in mezzo al veicolo chiamata direttrice, e di un motore dalla resa un po' scarsa.

Il primo autobus con motore a scoppio è stato il De Dion-Bouton.

Tuttavia, l'intuizione avuta dai due inventori ebbe un buon seguito e dal 1827 un'altra persona si occupò dei bus, Walter Hancock: egli riuscì a risolvere gli inconvenienti registrati da Goldswort e dal 1831 al 1836 mise su strada un buon numero di veicoli che circolavano come mezzi di linea in Inghilterra fino al 1839, anno in cui avvenne un incidente mortale che scatenò le proteste di ferrovieri e cocchieri che fecero forti pressioni per vietare la circolazione degli autobus.
Il servizio pubblico dell'autobus infatti sottraeva clienti alle ferrovie e alle carrozze, per questo l'incidente venne preso a pretesto per bloccarne la circolazione, che però viene ripresa meno di 60 anni dopo quando venne inventato l'autobus con motore a scoppio; in particolare, il primo modello venne costruito nel 1897 dalla casa automobilistica francese De Dion-Bouton.

10 settembre 2023

preso paginainizio

Ivan Nossa

                                               Nessuna descrizione della foto disponibile.  

                          9 settembre 2023

venerdì 8 settembre 2023

giovedì 7 settembre 2023

Regina Elisabetta II

 Elisabetta II in una foto del maggio del 2020 © ANSA/EPA

 Un anno senza Elisabetta, re Carlo fra luci e ombre. Sobrie commemorazioni

Un anno senza Elisabetta II, un anno di regno per il suo primogenito Carlo III.

La Gran Bretagna torna a guardarsi indietro e traccia un primo bilancio in chiaroscuro della nuova era affidata alle redini di un re 74enne inevitabilmente "di transizione", il più anziano mai incoronato nella storia dell'isola.

Mentre si prepara a ricordare l'indimenticata Queen Elizabeth - scomparsa l'8 settembre 2022 - senza manifestazioni pubbliche particolari: in omaggio a quella sobrietà e intimità da lei stessa praticata in occasione di tutte le commemorazioni familiari.

L'anniversario non può d'altronde passare certo sotto silenzio. Troppo fresca la memoria di quell'annuncio solenne con cui la Bbc, seguita a ruota dagli altri media, fu autorizzata da Buckingham Palace in un pomeriggio di fine estate a comunicare ai sudditi britannici, al Commonwealth dei Paesi dell'ex impero e al mondo la notizia della morte di "Sua Maestà", spentasi nell'amata residenza scozzese di Balmoral a 96 anni e dopo 70 di regno da record; e quella parallela della successione ipso facto dell'eterno erede. Un evento atteso nella logica delle cose e dell'anagrafe. Ma da cui la psicologia collettiva rifuggiva.

Un evento che tutti - inevitabilmente quanto fatalmente - hanno finito per accettare e digerire. Spostando in fretta l'attenzione del dibattito pubblico alimentato da chi s'interessa di faccende reali su Carlo, sul nuovo nuovo erede al trono William, principe di Galles, e sul resto di chi oggi rappresenta casa Windsor. Ecco quindi che la data dell'8 settembre diventa un'occasione a doppia chiave: per rievocare la figura della monarca scomparsa, ma anche e soprattutto per far il punto sull'anno 1 della nuova era. Un momento di riflessione che re Carlo trascorre con l'inseparabile regina Camilla sua consorte proprio a Balmoral, nel rispetto dell'immutabile rito estivo delle vacanze scozzesi legato al nome della madre. Nonché della tradizione di una ricorrenza da osservare in forma strettamente privata - senza neppure radunare i vertici della Royal Family al gran completo - come lei era solita fare gli anniversari della morte di suo padre, re Giorgio VI.

Mentre a giornali, commentatori e sondaggisti non resta che esercitarsi sui pro e i contro, sulle luci e le ombre del primo anno di King Charles: sulle sfondo degli affanni economici e politici generali del Paese del post Brexit, come pure dei contrasti interni al casato, delle code di scandali vecchi e meno vecchi, degli interrogativi sui costi della monarchia, degli impegni su uno snellimento della sua struttura messi in parte in soffitta o lasciati a ipotetiche riforme più incisive da rinviare - secondo le ultime indicazioni aggiornate dei megafoni di corte - alla responsabilità del più giovane William, quando verrà il suo turno. Un anno d'intensa attività istituzionale interna e internazionale, comunque, come sottolinea fra gli altri il filo-conservatore Daily Telegraph, evocando un attivismo oltre le attese da parte di un sovrano cui nessuno può negare maturità o esperienza. Sovrano in buona forma, malgrado l'età non più verde, e capace se non altro di battere in questo arco di tempo il primato d'impegni ufficiali svolti nei 12 mesi d'esordio, nel lontano 1952-53, dall'allora 26enne Elisabetta II.

Carlo si vede riconoscere intanto stabilmente come "un buon" re da circa il 50% dei britannici, secondo le rilevazioni periodiche di Ipsos, mentre solo un 10-12% gli imputa di fare "un cattivo lavoro". Tendenza che contribuisce al consenso complessivo verso l'istituzione monarchica: consolidata a dispetto di molte previsioni nel dopo-Elisabetta a quota 62%, stando alla più fresca indagine demoscopica nazionale firmata YouGov. Numeri non in grado allontanare peraltro tutte le grane che continuano a incombere sia sul Regno sia sulla dinastia "in transizione". Come conferma - più delle contestazioni delle nicchie repubblicane o di qualche episodico lancio di uova - il forte sbilanciamento sia generazionale sia fra bianchi e minoranze (allarmante in prospettiva demografica) della suddivisione di questi consensi: solidissimi fra gli over 65 sino a toccare un plebiscitario 77%, assai meno nella fascia dei più giovani (18-24 anni), che solo al 30% guarda alla corona come qualcosa di "utile" per l'avvenire. Fascia d'età molto più fredda del resto verso lo stesso Carlo come persona, ma anche verso il suo più popolare delfino 41enne William o la consorte Kate. E parallelamente meno ostile rispetto a una larga maggioranza complessiva del Paese alle recriminazioni interne alla Firm alimentate nell'autoesilio americano dal principe cadetto ribelle Harry e da sua moglie Meghan.

preso Ansa

8 settembre 2023

 

Regina Elisabetta II

 Un anno senza Elisabetta II, la regina dei record entrata nella Storia

  Un anno senza Elisabetta II, la regina dei record entrata nella Storia

Il governo britannico e la Casa Reale, stanno studiando il modo migliore per rendere un tributo permanente alla memoria dell'amatissima sovrana, morta a 96 anni dopo 70 anni sul trono

“Sua Maestà si è spenta in pace”. Alle 19.31 dell'8 settembre 2022, la Bbc ha annunciato al mondo intero la morte di Elisabetta II, la sovrana dei record, 70 anni trascorsi sul trono d'Inghilterra.

“È morta senza rimpianti”, ha rivelato al Daily Mail, il reverendo Iain Greenshields che era con lei a Balmoral nei giorni precedenti. “I suoi pensieri si concentravano sulla sua fede, su suo padre e sulla bellezza di Balmoral”. 

preso Rai New

8 settembre 2023

 

Re Carlo III

  Un anno fa moriva la regina Elisabetta, re Carlo III promosso dal 59% dei britannici - foto 1

 Un anno fa moriva la regina Elisabetta, re Carlo III promosso dal 59% dei britannici

Secondo il sondaggio YouGov, si salva anche la monarchia, con un gradimento del 62%. Il 40% dei giovani però, preferirebbe un capo di Stato eletto

A un anno dalla morte della regina Elisabetta (8 settembre 2022) e dall'inizio del regno di re Carlo III, arrivano i primi sondaggi sul gradimento dell'operato del nuovo sovrano.

Il gradimento verso la monarchia

 L'8 settembre 2022 moriva la regina Elisabetta II, al trono per settant'anni. Era stato solamente l'ultimo di una catena di eventi che avevano fatto presagire la scomparsa della monarchia nel Regno Unito dopo la morte della regina più longeva e più amata nella storia del Paese. Il nuovo sondaggio rileva invece che la maggioranza dei britannici continua a sostenere l'istituzione della monarchia, ma con un forte divario generazionale nelle opinioni. Il 62% dei britannici ritiene che il Regno Unito dovrebbe restare una monarchia mentre il 26% è favorevole all'introduzione dell'elezione diretta del capo dello Stato. Un ulteriore 11% si dichiara incerto. Il gap generazionale è evidente: tra i giovani di età compresa tra i 18 e i 24 anni, solo il 37% sostiene il mantenimento della monarchia, mentre il 40% preferirebbe un capo dello Stato eletto. Al contrario, con l'innalzamento dell’età per gruppi sale il sostegno alla monarchia, sostengono in stragrande maggioranza la monarchia, arrivando a un 80% favorevole al mantenimento della Corona tra gli intervistati di età superiore ai 65 anni.

Secondo YouGov il 59% degli inglesi ritiene che il monarca stia svolgendo un ottimo lavoro, mentre solo il 17% dà un giudizio negativo.

Tutti i numeri di Carlo

 Dalla morte della regina Elisabetta, Carlo è diventato l'erede al trono più anziano della storia britannica e, nonostante l'inevitabile paragone con i suoi predecessori, anche la stampa sembra promuoverlo. Recentemente, il Telegraph lo ha definito un sovrano "attivo, che macina chilometri, pur avendo 74 anni". Secondo il Court Circular, il registro ufficiale delle attività quotidiane della famiglia reale, il re ha intrapreso impegni ufficiali per un totale di 161 giorni dalla sua ascesa l'anno scorso, quattro in più rispetto al totale della Regina Elisabetta II e ha partecipato a 550 eventi tra visite, incontri o incarichi ufficiali. In un anno, il re in carica ha già visitato le quattro nazioni del Regno Unito, da solo e con la regina consorte Camilla. 

preso Tgcom24

8 settembre 2023

Regina Elisabetta II

Un anno fa la morte della regina ElisabettaNessuno può toccare la regina, non le si può neanche dare la mano: al cospetto di Elisabetta II ci si può solo inchinare. Eppure, i sudditi amano la sua fisicità, la sua figura inossidabile nonostante il passare del tempo, garanzia di forza e stabilità. E non sono ancora pronti a un successore sul trono.
Ottobre 2021. Sono in coda al supermercato Sainsbury’s. La cassiera, una donna indiana di mezza età, trascina stancamente i prodotti sul lettore e commenta il ricovero della regina con la cliente davanti a me, una anziana donna inglese. «Quando se ne andrà, avere un altro sovrano sarà uno shock. Si guardi intorno, tutti quelli che sono in questo negozio hanno visto solo lei sul trono. Ci mancherà fisicamente». L’anziana signora, direi sulla settantina, annuisce. «Da quando sono bambina, è l’unica regina che ho avuto».
Per fortuna il ricovero è durato soltanto un giorno, ma abbastanza da farmi pensare che non l’avevo mai considerata da questo punto di vista. La mancanza fisica della regina, la mancanza fisica di un corpo che nessuno può toccare (non si dà la mano alla regina), ma di fronte al quale per protocollo ci si può solo inchinare. Perché Elisabetta II, con i suoi quasi 96 anni, di cui si celebrano adesso i 70 passati sul trono, è più di un’icona e di un’istituzione per tutte le persone che sono nate e cresciute sotto il suo regno, praticamente tutti quelli che stanno facendo la spesa insieme a me, e la stragrande maggioranza dei cittadini inglesi, che sono nati dopo che è salita sul trono di San Giorgio.
Ha ragione la cassiera di Sainsbury’s. È il corpo della regina che un giorno mancherà, anche per chi – come sicuramente la cassiera stessa e l’anziana signora alla cassa – non l’ha mai incontrata di persona, ma ne ha percepito la presenza per tutta la vita.
Lei c’è sempre stata. Proprio fisicamente, e non solo tramite la propria immagine, riprodotta in milioni di esemplari – dalle banconote ai francobolli, dalla chincaglieria del merchandising per turisti ai mug sulle bancarelle del mercato di Portobello –, così potente perché è riuscita nonostante tutto a non essere inflazionata.

Il corpo della regina, come figura carismatica, è sempre rimasto uguale. Nel corso di questi 70 anni di regno, Elisabetta è invecchiata, la sua schiena si è incurvata, la figura si è fatta più piccola e traballante, ma in fondo non è mai cambiata. Era già vecchia quando era giovane, ed era giovane quando era vecchia. Di recente ha rifiutato il premio personaggio dell’anno tributato dalla rivista The Oldie, motivando che uno ha l’età che si sente. E lei chiaramente non si sentiva vecchia e forse non si è mai neppure sentita giovane, quando si è trovata a calcare in prima persona la scena, lei che doveva essere una figura reale di secondo piano e che non era destinata a diventare regina.
Una regina a sua insaputa e probabilmente anche contro la propria volontà (vai a sapere, non si saprà mai) che è sempre apparsa come una immortale, una highlander senza età, con un corpo che era lì a presidiare la Corona, il suo ruolo e il suo carisma. Bastava la sua presenza per mandare un messaggio. Penso a due esempi: durante il primo lockdown, quando la paura dilagava e le bare in mancanza di spazio per le sepolture si affastellavano in un capannone costruito dai militari proprio vicino a Buckingham Palace, e il virus sembrava non avere mai fine, sui giornali inglesi – e di tutto il mondo poi – apparve una foto della regina a cavallo nel parco di Windsor, dove si era ritirata all’inizio della pandemia. Circolava insistente la voce che il principe Filippo fosse morto e che anche lei stesse male, quella foto sapientemente fatta circolare dagli spin doctor della casa reale aveva un chiaro messaggio: se la regina va a cavallo, anche il Paese è a cavallo. Tutto questo finirà, lo dimostra il mio corpo, che è qui per voi, per il mio popolo, i miei sudditi. E il corpo di una regina che cavalca, nel suo trench da campagna e con il consueto foulard a fasciare il capo, significa che non c’è niente di cui preoccuparsi. Ne ha passate e viste di tutti i colori, questo corpo, e anche questa terribile cosa passerà. Il solo vederlo è stato un toccasana per il morale del popolino affascinato dalla mitologia monarchica, ma anche per i cittadini più sofisticati, quelli che si dicono repubblicani ma che non possono prescindere dal corpo della regina.

8 settembre 2023

preso vanityfair

Regina Elisabetta II

Crediti Ansa - anniversario della morte della regina Elisabetta II

Un anno fa la morte della regina Elisabetta II, l’omaggio dei suoi amati corgi

La sovrana più longeva del Regno Unito si è spenta a 96 anni a Balmoral, in Scozia, l’8 settembre 2022

Crediti Ansa - anniversario della morte della regina Elisabetta II

Nei giorni scorsi un gruppo di cani Corgi provenienti da diverse regioni del Regno Unito si è radunato davanti a Buckingham Palace indossando uniformi rosse e coroncine per commemorare il primo anniversario della scomparsa della regina Elisabetta II, avvenuta l'8 settembre 2022. Agatha Crerer-Gilbert, che ha organizzato l'evento, ha espresso il desiderio che la marcia dei Corgi si ripeta ogni anno in memoria della regina Elisabetta: “Non c'è modo migliore di onorarla se non attraverso i suoi amati Corgi, che ha accudito per tutta la sua vita”, ha dichiarato. Ha aggiunto che, nonostante la sua assenza fisica, è convinta che la regina Elisabetta continui a osservarli.  

I Corgi

Per oltre sette decenni i Corgi sono stati un simbolo importante della monarchia britannica durante il lungo regno della sovrana. La regina, madre dell’attuale sovrano, Carlo III, ne ha avuti circa 30 nel corso della sua vita. Il primo è stato Dookie, è arrivato quando Elisabetta aveva solo sette anni, e da allora sono stati una presenza costante nella sua vita. Un portavoce della casa reale inglese ha dichiarato che non ci sarà alcun evento pubblico ufficiale per commemorare il primo anniversario della morte della regina Elisabetta II.  

Testimone straordinaria del Novecento

La regina Elisabetta II ha regnato sul Regno Unito e sugli altri Stati del Commonwealth dal 1952. Nata il 21 aprile 1926, è diventata regina il 6 febbraio 1952, dopo la morte di suo padre, re Giorgio VI. Il suo regno ha attraversato numerosi cambiamenti politici e sociali nel Regno Unito e nel Commonwealth. È stata testimone di eventi significativi come la decolonizzazione di molte nazioni del Commonwealth, la Guerra Fredda, il rafforzamento dei legami tra il Regno Unito e l'Unione Europea e molte altre sfide e cambiamenti. La sua morte rappresenta un momento significativo nella storia del Regno Unito e del Commonwealth, e il suo lungo regno è stato testimone di numerosi cambiamenti e sviluppi in tutto il mondo. La sua eredità continuerà a essere ricordata e celebrata.  

Le nozze con Filippo

Il matrimonio tra la regina Elisabetta II (all'epoca principessa Elisabetta) e il principe Filippo, duca di Edimburgo, è stato un evento storico e significativo nella famiglia reale britannica e in ambito europeo. I due si sono sposati il 20 novembre 1947 alla Westminster Abbey a Londra.

preso Quotidiano nazionale

8 settembre 2023

Sant'Agostino

                            

                        8 settembre 2023