La tradizione napoletana vanta tante preparazioni tra cui spiccano quelle dolci come i mostaccioli, i biscotti all'amarena, le sfogliatelle e... gli immancabili struffoli, i dolci più caratteristici del periodo di Natale.
Per
chi ancora non avesse mai sentito parlare degli struffoli, basti dire
che sono delle piccole palline di pasta dolce, fritte e poi immerse nel
miele e decorate con confettini colorati e frutta candita.
Per
quanto riguarda le origini degli struffoli, dobbiamo tornare indietro
fino all’età degli antichi Greci che pare li abbiano esportati nel Golfo
di Napoli al tempo di Partenope. Ed è proprio dal greco che secondo
molti deriverebbe anche il nome “struffoli”: più precisamente dalla
parola “strongoulos”, ovvero “dalla forma arrotondata”. Altre teorie
sostengono che la parola struffolo deriverebbe da "strofinare", il gesto
che compie chi lavora la pasta, per arrotolarla a cilindro prima di
tagliarla a tocchetti. Altri ancora, pensano che lo struffolo si chiami
così perché “strofina” il palato, ovvero lo solletica con il suo dolce
sapore.
Nonostante sia una preparazione molto conosciuta ed
apprezzata, gli struffoli hanno una larga diffusione solo nell’Italia
meridionale dove ne esistono diverse versioni, tutte più o meno simili
alla ricetta originale ma con nomi diversi: in Calabria “cicirata”, in
Umbria ed Abruzzo “cicerchiata”
e a Palermo “strufoli”. Oggi vogliamo mostrarvi quanto è facile
prepararli con la ricetta dello storico caffè Gambrinus, di Napoli
preso Giallo Zafferano
18 dicembre 2024
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