Let’s roll!”
La storia dell'aereo che l'11 settembre 2001 non si schiantò dove doveva
La principale storia che tutti ricordano oggi, e così ogni 11 settembre da dieci anni a questa parte, è quella dei due aerei che colpirono il World Trade Center di New York,
uccidendo in modo spettacolare e terribile 2753 persone. Si parla meno
degli altri due aerei che furono dirottati quella mattina: uno colpì il
Pentagono, uccidendo 184 persone; l’altro si schiantò su un terreno in
Pennsylvania a seguito della ribellione dei passeggeri, morirono in 44:
33 passeggeri, 7 membri dell’equipaggio e 4 dirottatori. Benché la
storia di quel volo, il numero 93 della United Airlines, sia stata
raccontata da molti articoli giornalistici, documentari, da un’inchiesta
ufficiale e da un film uscito nel 2006,
fuori dagli Stati Uniti molti dettagli non sono conosciuti, o sono
conosciuti soltanto da pochi. Sono state fatte molte ricostruzioni della
storia del volo United 93, anche se diversi dettagli marginali della
storia non sono mai stati chiariti: la fonte più completa è l’inchiesta ufficiale
[pdf] condotta da una commissione promossa dal Congresso e dalla
Presidenza degli Stati Uniti. Un altro elenco piuttosto completo dei
fatti può trovarsi sulla voce di Wikipedia in inglese.
Il
volo United 93 doveva partire alle 8 del mattino e collegare le due
coste degli Stati Uniti: l’aeroporto di Newark, in New Jersey, con
l’aeroporto di San Francisco, in California. Quel giorno l’aereo era
semi-vuoto: poteva ospitare fino a 182 passeggeri, i viaggiatori a bordo
erano 37. Insieme a loro c’erano a bordo sette membri dell’equipaggio:
il capitano, il primo ufficiale e cinque assistenti di volo. Fra i 37
passeggeri c’erano 4 dirottatori, tutti con posti in prima classe. Il
loro leader era Ziad Jarrah, nato in Libano, vissuto per molti anni ad
Amburgo, in Germania, addestrato in Afghanistan. Dopo l’addestramento
ottenne ad Amburgo un nuovo passaporto, “pulito” e senza le tracce dei
suoi precedenti viaggi, denunciando il vecchio come smarrito. Arrivò in
Florida a giugno del 2000, teneva contatti con Mohammed Atta, l’uomo
considerato “la mente” degli attacchi dell’11 settembre 2001, era quello
che aveva preso lezioni di volo. Gli altri tre dirottatori – Ahmed
al-Nami, Ahmed al-Haznawi, Saeed al-Ghamdi – ci misero soprattutto la
forza bruta. Doveva esserci un quinto dirottatore, Mohammed al-Qahtani,
che però il 3 agosto 2001 fu respinto alla frontiera di Orlando, in
Florida, quando le autorità videro che aveva solo un biglietto di andata
e sospettarono volesse diventare un immigrato clandestino. I
dirottatori salirono a bordo senza problemi. Solo uno di loro fu
sottoposto a controlli speciali prima dell’imbarco, ma senza che le
autorità notassero niente di sospetto.
Il
volo doveva partire alle 8.00 del mattino ma a causa del grosso
traffico aereo partì alle 8.42, quattro minuti prima che il primo aereo
si schiantasse sulla torre nord del World Trade Center di New York. Alle
9.02 anche il secondo aereo si schiantò sulla torre sud e le autorità
iniziarono a diffondere l’allerta a tutti gli aerei in volo. La persona
incaricata dalla United Airlines di mettersi in contatto col volo 93 lo
fece solo venti minuti dopo, scrivendo: “Fate attenzione a intrusioni
nella cabina di pilotaggio, due aerei hanno colpito il World Trade
Center”. Il pilota rispose regolarmente, chiedendo conferma di quanto
aveva letto. Pochi minuti dopo, alle 9.27, la cabina di pilotaggio
rispose regolarmente a un messaggio di routine. Poi iniziò il
dirottamento.
Alle
9.28, non appena fu spento il segnale delle cinture di sicurezza,
quando le Torri Gemelle erano già state colpite, l’aereo perse
rapidamente quota, più di 200 metri in 30 secondi. Il capitano urlò più
volte “Mayday! Mayday! Mayday!”. Trentacinque secondi dopo, dalla cabina
di pilotaggio qualcuno urlò di nuovo: “Mayday! Fuori di qui! Fuori di
qui!”.
Non
è noto con certezza se i dirottatori avessero o no delle armi al
momento di salire a bordo, anche se alcuni passeggeri prima di
schiantarsi diranno poi al telefono che qualcuno era stato accoltellato.
Prima di essere costretto a cedere il controllo dell’aereo, il capitano
riuscì a modificare le frequenze radio così da trasmettere alle
autorità di terra i messaggi rivolti ai passeggeri. Alle 9.31 Jarrah
aprì il microfono e disse: “Signori e signore, è il capitano che parla.
Per favore, restate seduti. Abbiamo una bomba a bordo. Quindi restate
seduti”. I passeggeri erano stati fatti spostare tutti in fondo
all’aereo, così che fossero il più lontani possibile dalla cabina di
pilotaggio.
Le
autorità di terra ascoltarono il messaggio e continuarono a sentire
quello che avveniva nell’aereo. Sentirono i lamenti del capitano,
probabilmente ferito, e le urla di una hostess interrompersi
bruscamente, prima che un dirottatore dicesse in arabo: “Tutto a posto.
Ho finito”. Jarrah modificò la rotta dell’aereo facendolo virare verso
est, abbassando la sua quota e inserendo poi il pilota automatico. Alle
9.39 Jarrah si rivolse di nuovo ai passeggeri con l’altoparlante. “Qui è
il capitano. Vorrei che tutti rimarreste seduti. C’è una bomba a bordo:
stiamo tornando in aeroporto, dove faremo le nostre richieste. State
calmi”.
Dopo
questo messaggio le autorità di terra non sentirono più nulla
dall’aereo. Dalle 9.30, però, passeggeri e membri dell’equipaggio
avevano cominciato a usare i loro telefoni cellulari e i telefoni
satellitari di bordo, consegnando alla memoria alcuni dei documenti più
strazianti e drammatici sugli attentati dell’11 settembre 2001.
Trentacinque
telefonate partirono dall’aereo verso terra. Dieci passeggeri e due
membri dell’equipaggio riuscirono a mettersi in contatto con parenti e
amici. La passeggera Lauren Grandcolas, che era incinta, chiamò due
volte il suo compagno, che non rispose. Poi lasciò un messaggio nella
sua segreteria telefonica.
“Jack,
rispondi tesoro, mi senti? Okay. Volevo solo dirti che c’è un piccolo
problema con l’aereo. Sto bene. Sto benissimo. Volevo solo dirti quanto
ti amo”
La
passeggera Linda Gronlund lasciò un messaggio nella segreteria
telefonica della sorella. L’assistente di volo CeeCee Lyles lasciò
questo messaggio nella segreteria di suo marito.
Il
passeggero Mark Bingham chiamò sua madre, Jeremy Glick sua moglie.
L’assistente di volo Sandra Bradshaw chiamò gli uffici di terra della
United Airlines e disse che c’erano a bordo dei terroristi armati con
dei coltelli, aggiungendo che un’altra assistente di volo era stata
accoltellata. Altre telefonate dei membri dell’equipaggio furono messe
in attesa o rimbalzate dai centralini intasati. Il passeggero Tom
Burnett disse a sua moglie che il volo era stato dirottato, che un
passeggero era stato accoltellato e che secondo lui la bomba di cui
parlavano i terroristi era un pretesto per tenere i passeggeri
tranquilli. Sua moglie gli disse degli attacchi al World Trade Center e
lui le rispose dicendo che effettivamente aveva sentito i dirottatori
parlare di qualcosa del genere. Burnett continuò a chiedere informazioni
a sua moglie, interrompendosi di tanto in tanto per riferire i dettagli
agli altri passeggeri. Poi disse: “Non preoccuparti, qualcosa faremo”. E
riattaccò.
Marion
Britton chiamò un suo amico, gli disse: “Ci ammazzeranno, ci
ammazzeranno tutti”. Lui cercò di tranquillizzarla: “Non preoccuparti,
hanno dirottato l’aereo, vi fanno fare un giro, andate nel loro paese e
poi tornate qui”. L’amico dirà poi che non sapeva cosa dire, era
disperato e cercava un modo per tranquillizzare la sua amica.
A
un certo punto nelle registrazioni delle telefonate si inizia a parlare
di una ribellione. Il passeggero Todd Beamer cercò di chiamare sua
moglie ma le linee erano intasate e la sua chiamata fu raccolta dal
centralino. Beamer disse all’operatrice che il volo era stato dirottato e
che i piloti erano fuori gioco, morti o gravemente feriti. Disse che
uno dei dirottatori aveva legata alla vita una cosa che sembrava una
bomba. L’assistente di volo Sandra Bradshaw disse a suo marito che stava
scaldando dell’acqua da gettare addosso ai dirottatori. Honor Elizabeth
Wainio alle 9.53 disse alla sua matrigna: “Devo andare. Stanno entrando
nella cabina di pilotaggio. Ti voglio bene”. Alle 9.55 Bradshaw disse a
suo marito: “Stanno correndo tutti verso la prima classe. Devo andare.
Ciao”. Alle 9.57 l’operatrice di terra Lisa Jefferson, che aveva una
telefonata aperta con Beamer, sentì che i passeggeri avevano deciso con
una votazione di aggredire i dirottatori. E sentì dire a Beamer:
“Are you guys ready? Okay. Let’s roll!”
(“Siete pronti? Okay. Si balla!”)
Pochi
secondi dopo, stando alle registrazioni della scatola nera, i
dirottatori nella cabina di pilotaggio capirono che stava accadendo
qualcosa. Si sente una voce dire: “Che succede? Una rissa?”. La
passeggera CeeCee Lyles chiamò di nuovo suo marito e disse che gli altri
stavano provando a fare irruzione nella cabina di pilotaggio. Alle 9.58
Jarrah, che pilotava l’aereo, cominciò a muoverlo bruscamente prima a
destra e sinistra e poi su e giù, per sbilanciare i passeggeri. La
scatola nera registrò molti secondi di urla, rumore di oggetti rotti,
anche piatti e bicchieri. L’aereo tornò stabile alle 10.00. Jarrah
disse: “La chiudiamo qui? La facciamo finita adesso?”. Un altro
dirottatore gli rispose: “No, non ancora. Quando arrivano tutti, la
chiudiamo”. Jarrah continuò a muovere l’aereo su e giù. Poco dopo si udì
la voce di un passeggero, fuori dalla cabina: “Entriamo! Se non
entriamo, moriremo”. Pochi secondi dopo un altro passeggero disse
“Lancialo!”, probabilmente facendo riferimento al carrello delle
vivande.
I
dirottatori cominciarono a ripetere “Allah Akbar”, “Allah è grande”.
Alle 10.01 Jarrah chiese di nuovo: “Lo butto giù?”. I passeggeri
continuarono a spingere verso la cabina di pilotaggio. Alle 10.02 un
altro dirottatore disse: “Buttalo giù! Buttalo giù!”. L’aereo virò
bruscamente a destra fino a capovolgersi e si schiantò su un terreno
vuoto a Stonycreek, in Pennsylvania, alle 10.03. L’inchiesta ufficiale
sugli attentati dell’11 settembre ha concluso che “i dirottatori
restarono al comando dell’aereo fino alla fine ma decisero di schiantare
l’aereo sapendo che i passeggeri sarebbero entrati nella cabina di
pilotaggio nel giro di pochi secondi”. Lo schianto lasciò sul terreno un
cratere profondo tre metri e largo dodici. Il terreno era piuttosto
morbido, buona parte dell’aereo si infilò sottoterra. Tutte le 44
persone a bordo morirono sul colpo.
Molti
abitanti della zona videro l’aereo perdere quota rapidissimamente e
temettero che potesse colpire un centro abitato. I primi soccorsi
arrivarono sul posto alle 10.06. Alle 10.10 le autorità aeree non
sapevano ancora che il volo si era schiantato e tentavano di mettersi in
contatto con la cabina di pilotaggio: la comunicazione ufficiale
avvenne alle 10.13. La prima testata a dare notizia dello schianto fu la
CNN alle 10.37.
La
maggior parte dei resti dell’aereo fu trovata nei pressi del luogo
dello schianto, ma oggetti leggeri furono sbalzati fino a 13 chilometri
di distanza. Tutti i resti umani furono ritrovati nell’arco di 28
ettari: in tutto 1500 “reperti”, pesanti 272 chili, l’otto per cento del
totale. Il resto fu disintegrato dall’impatto e dalla seguente
esplosione. Tutti i passeggeri furono identificati entro il 21 dicembre.
I medici non riuscirono a effettuare nessuna autopsia. Il contenuto
della scatola nera e le registrazioni furono mostrati ai parenti delle
persone uccise nel 2002 e diffusi pubblicamente nel 2006.
L’obiettivo
dei dirottatori non è mai stato identificato con certezza, anche se la
maggior parte degli indizi e delle testimonianze indicano Capitol Hill,
la sede del Congresso degli Stati Uniti, a Washington DC. Le ultime
parole di Todd Beamer, “Let’s roll”, sono state citate in film, canzoni (una di Neil Young),
poesie e romanzi. La compagnia aerea United Airlines non usa più il
numero 93 per indicare i suoi voli. Nel campo dove il volo si schiantò,
in Pennsylvania, c’è oggi un monumento in loro onore: per molti anni ce
n’è stato un altro, artigianale e provvisorio. I nomi delle persone
uccise sono iscritti anche attorno alla fontana sud del monumento di
Ground Zero.
11 settembre 2023