Culti e tradizionali
C’è persino una tradizione gastronomica, legata al culto dei morti.
In Lombardia, nelle province di Lodi e di Cremona, è usanza consumare il Fasulìn de l’öc cun le cùdeghe, piatto a base di fagioli dall’occhio e cotenne di maiale cucinati in umido. A Milano e in Brianza si prepara invece il pan dei morti, mescolando insieme albumi, biscotti sbriciolati, cacao, frutta secca o candita e spezie.
In Sicilia e in provincia di Reggio Calabria, nella notte di Ognissanti, si racconta che i defunti facciano visita alle famiglie e portino in regalo ai bambini la frutta di Martorana, i pupi di zucchero e le cosiddette “ossa dei morti” (biscotti secchi con cannella e chiodi di garofano).
In Toscana, a Massa Carrara, va in scena il bèn d’i morti: in passato i defunti assegnavano alle famiglie il compito di donare ai poveri cibo e vino, mentre i bimbi dovevano indossare collane di mele e castagne bollite. Sul monte Argentario, invece, venivano cucite piccole tasche sugli abiti dei bimbi bisognosi affinché chiunque potesse donar loro qualcosa. Sulle tombe dei bambini, poi, si posavano delle scarpette per agevolare il 2 novembre il loro ritorno tra i vivi.
A Roma, nell’antichità, si usava invece consumare un pasto vicino alla tomba di un caro defunto, per tenergli compagnia.
La maggior parte delle tradizioni, oggi, non esiste più (ad eccezione dei dolci dei morti). Tuttavia, la commemorazione dei defunti continua ad essere molto sentita dagli italiani che, ogni 2 novembre, affollano i cimiteri venendo spesso da lontano
2 novembre 2024
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