In tempi più antichi, anche in queste zone del remoto nord non erano inconsuete delle feste o celebrazioni nel periodo del solstizio di inverno. La lotta all’oscurità (tema in comune con la Festa di Santa Lucia), l’auspicio ed il desiderio di rivedere presto la luce solare, la speranza di “tornare alla vita” quanto prima, erano tutti elementi che smuovevano sicuramente gli animi dei nostri antenati. Poi sì, il cristianesimo ha fatto un po’ incetta di queste credenze e tradizioni popolari, trasformandole ed adattandole a sua misura: il Natale non fa di certo eccezione.
Tuttavia è probabilmente proprio quel vecchio retaggio pagano a far sì che questa ricorrenza sia tuttora così importante nel dna culturale svedese.
A dimostrazione di questo ci viene incontro l’etimologia. Nelle lingue svedese e danese “Natale” si chiama “Jul” (jol in norvegese, jòl in islandese). Jul è una parola di origine germanica che significa “festa” o “festività” e si riferisce in particolare al mese di dicembre e alla festa del solstizio di inverno (Yule, in italiano): ricorrenza durante la quale si era soliti mangiare, ubriacarsi e fare dei sacrifici animali, soprattutto di maiali.Se visitate la Lapponia, vi trovate nella terra dei Sami,
un’antica popolazione nordica che riesce a vivere in un luogo così
difficile, per quanto affascinante. Le temperature sono estremamente
rigide e le nevi ricoprono la terra per tutto l’anno. Del resto, il
territorio lappone si estende a nord del 66esimo parallelo,
una latitudine che fa concorrenza a quella dell’Alaska. Non c’è da
stupirsi che sia una terra scarsamente popolata, in cui il numero di
abitanti umani è di gran lunga inferiore a quello della fauna locale
20 novembre 2024
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