[…]Maresciallo Carotenuto: Voi, m’avrete costretto.
Annarella: Io! Io vi avrei costretto?
Maresciallo
Carotenuto: E si! Perché con il cuore non si scherza, cara signorina.
Io l’altra sera ho compito un passo che nessun’altra donna non era mai
riuscita a farmi compiere. E dopo avervi dato una dolce certezza là, di
punto in bianco venite a dirmi: “Scusate tanto, ma non se ne fa niente”.
E no! Io non posso rinunciare. Se fossi stato io a scrivere una lettera
simile, voi che cosa avreste detto? “Questo maresciallo è un civettone,
un donnaiolo”. O peggio! Quindi voi non avete il diritto di agire così.
No! Non lo avete.
Annarella: Ma io sono una donna. E’ diverso.
Maresciallo
Carotenuto: Ma che donna e donna. Adesso siamo pari! Io voto alle
elezioni e voi pure…votate. Io sono maresciallo e voi allevatrice
condotta. Certi previlegi femminili sono finiti da un pezzo, ma questo è
niente. Voi avete suscitato in dà stù core la vera, la grande passione.
Annaré io sò pronto a giocarmi per voi galloni e non rinuncio, no! Non
rinuncio. A meno che, non si tratti di un doppio giuoco.
Annarella: Che volete dire?
Maresciallo Carotenuto: Voglio dire che se a Roma ci avete un altro.
Annarella: A Roma ho mio figlio!
Maresciallo Carotenuto: (Sorpreso) Vedova?
Annarella: No.
Maresciallo Carotenuto: Separata?
Annarella: Ma che!
Maresciallo Carotenuto: Divorziata…all’estero?
Annarella: No, ecco perché non posso e novoglio
sposarvi. Potevate comprendere e intuire che scrivendovi in quel modo,
dopo quando era successo tra noi, dovevo avere dei motivi gravi,
gravissimi! E adesso sapete tutto. E’ la solita storia della povera
ragazza sedotta e abbandonata. Ma io non ho fatto tragedie! Io ho
lavorato! E lavoro, per mio figlio.
Maresciallo Carotenuto: Tutto questo vi fa…onore?!
Annarella:
Grazie, grazie della stima. Ma ora capite perché non potevo, non
dovevo. Si ho fatto male a farvi credere. E’ stato un momento di
debolezza, perdonatemi. Non sono una donna che voi potete sposare.
Maresciallo Carotenuto: Lo so. L’arma me lo vieta, ma io sono pronto a dimettermi, Annaré.
(Pane, amore e fantasia[1953])
3 febbraio 2024
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