Se
volete capire come parlare in pubblico, ascoltate il discorso "I have a
dream" di Martin Luther King. È il 28 agosto 1963, e Martin Luther King
è a Washington a guidare una manifestazione per i diritti civili. La
sera prima, in hotel, ha scritto un discorso niente male: 17 pagine,
viste e riviste fino alle 4 del mattino.
È pronto, sicuro.
Ma
poi, quando sta salendo sul palco, sente la voce di Mahalia Jackson, la
cantante gospel che ha aperto la manifestazione, che gli urla dalla
folla: “Parla del sogno, Martin! Parla del sogno!”.
Martin
Luther King lascia i fogli, si dimentica il discorso scritto la sera
prima e inizia a parlare a braccio. Usa lo stratagemma retorico della
ripetizione: racconta per otto volte nel giro di pochi minuti il suo
“sogno” di un’America unita, dei suoi figli che vivono in una nazione in
cui “non saranno giudicati per il colore della loro pelle”, e così via.
Esprime in pochi minuti un
concetto che si può riassumere in tre parole: All, Here, Now. Vogliamo
tutto, qui e ora. Quel discorso ancora oggi è considerato il più famoso
del 20esimo secolo e uno degli esempi più virtuosi di comunicazione
politica. A cui si rifanno anora oggi tutti i politici. Ed era improvvisato.
10 febbraio 2025
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