Filumena Marturano: Dumì, uno di quei tre è figlio a te.
Domenico Soriano: E chi ti crede.
Filumena Marturano: Uno di quei tre è figlio a te.
Domenico Soriano: Ma sta te zitt.
Filumena
Marturano: Ti potevo dire che erano tutti e tre figli tuoi. Ci avresti
creduto? Te lo facevo credere. Ma solo uno è figlio tuo. […]
Un
momento Dumì. Una sera mi dicesti: “Filomé, facciamo finta di volerci
bene”. Io quella sera t’ho voluto bene veramente. Tu no, tu avevi fatto
finta. E quando te ne andasti, mi regalasti la solita, cento lire. E’
quella cento lire! Io ci segnai l’anno, il giorno. Poi tu partisti come
al solito, e quando tu tornasti, tenevo una pancia così. Ti feci dire
che stavo poco bene, che ero andata in campagna. Ci stanno i conticini
che mi servono, la data che ci ho scritto, ecco tiè (tirandola). I figli
non si pagano.
(Matrimonio all'italiana [1964])
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