Era domenica il 9 luglio del 1972 e di domenica in estate la città è vuota, così Paolo Borsellino aveva trascorso la mattinata al mare con la sua famiglia.
Di pomeriggio doveva accompagnare la madre dal cardiologo. In verità l’appuntamento era stato fissato per il giorno precedente, ma il cardiologo, un amico di famiglia, a causa di un impedimento, l’aveva rimandato al pomeriggio di quella domenica.
La verità di Paolo Borsellino
Francesca ci ha dato la sua testimonianza sul magistrato Paolo Borsellino, uomo di legge, mettendo in risalto che, dopo l’uccisione del magistrato suo grande amico Giovanni Falcone da parte della mafia, Paolo voleva indagare per sapere la verità, ma nessuno gli dava appoggio, nessuno lo chiamava a testimoniare per fargli dire ciò che lui sapeva.
I suoi figli lo pregavano di allontanarsi da quella pericolosa zona, ma lui diceva che non poteva prima di sapere chi erano stati i mandanti e i sicari del suo amico Giovanni.
Una signora ci ha commentato le immagini che scorrevano sul video proiettato per presentare la figura di Paolo Borsellino e ci ha rivelato notizie interessanti.
• Alcune immagini di Paolo Borsellino ci mostrato come Paolo avesse sempre il sorriso prima della morte di Falcone e come l’avesse perso dopo l’uccisione del suo amico.
• Chi ha conosciuto Paolo non solo come magistrato, ma anche come uomo, come persona, sa bene che era un tipo scherzoso, amava fare burle e proprio al suo amico Falcone faceva spesso lo “scherzo delle papere”: Falcone teneva sulla sua scrivania una raccolta di paperelle e Paolo quando riusciva ne prendeva una e poi gli inviava un biglietto con frasi tipo: “Se vuoi rivedere la tua paperella vieni a prenderla portando panini con qualcosa dentro…”. Anche in famiglia era molto scherzoso, però dopo la morte del suo amico aveva perso il sorriso, consapevole che presto sarebbe toccato a lui…
• Non diceva mai “Se mi uccideranno…” ma “Quando mi uccideranno”, tanto era sicuro che presto l’avrebbero eliminato. Nel suo ultimo discorso fatto all’Università di Palermo, ha detto “Giovanni Falcone e i ragazzi della sua scorta sono morti per noi e noi abbiamo un debito verso queste persone che si sono sacrificate per noi” e diceva che la mafia non va combattuta solo dai magistrati, ma da tutti, per quello che possiamo e che sappiamo.
• Di Paolo si ricorda spesso la frase che è diventata lo slogan del Centro Studi a lui intitolato: “Amo sentire quel fresco profumo di libertà che si oppone al compromesso morale e ad ogni forma di raccomandazione”.
• Subito dopo la morte di Falcone la gente si è ribellata e ha incominciato ad uscire per strada. A Palermo il 23 giugno del 1992, dopo la morte di Falcone e poco prima di quella di Borsellino si è svolta un’imponente fiaccolata per le vie di Palermo.
preso da oratorio Don Paolo Seghezzi
19 luglio 2023
Nessun commento:
Posta un commento