La tradizione di Sant'Antonio Abate, che si festeggia il 17 gennaio, è molto sentita in alcune regioni.l 17 gennaio, nell'anniversario della sua morte avvenuta nel 356, si celebra la vita di Sant'Antonio Abate, una figura importantissima del culto cristiano che racconta l'esistenza di un uomo dalle molte sfaccettature. Da Nord a Sud Italia, la tradizione di Sant'Antonio Abate (da non confondere con quella per Sant'Antonio da Padova, altrettanto sentita, che si celebra il 13 giugno) si muove sul filo della leggenda e del racconto orale, che mescolano alla biografia di quest'uomo realmente esistito anche una grande dose di mito.
La storia di Sant'Antonio Abate parte in Egitto, dove è nato intorno al 250, come riporta la tradizione cristiana. La sua vita è stata votata alla solitudine, tanto che per 20 anni ha vissuto da solo sulle rive del Mar Rosso. La sua è infatti una delle figure di anacoreta più famose: secondo la definizione della Treccani, l'anacoreta è colui che "abbandonando la vita attiva e il consorzio degli uomini, si ritira in solitudine per dedicarsi alla preghiera e alla vita ascetica; in partic., sono così designati i religiosi, detti anche «padri del deserto», che nei secoli 3° e 4° vivevano isolati nei deserti dell'Egitto". In tanti, mentre viveva appunto da asceta, sono stati incuriositi dalla sua figura: Sant'Antonio attirava decine di fedeli, come ha raccontato il suo discepolo anche lui santo, Atanasio, che ha fatto sì che la figura di questo personaggio storico fosse tramandata nei secoli.
Sant'Antonio Abate viene considerato il fondatore del monachesimo e da qui il suo appellativo di "Abate". L'abate era colui che raccoglieva più monaci intorno a sé, tutti desiderosi di consacrare la propria vita a Dio. Ha quindi avuto un ruolo fondamentale nella diffusione della cristianità nel mondo, sebbene alla sua figura siano legate molte sfaccettature.
Nell'arte Sant'Antonio Abate è spesso raffigurato in compagnia di donne: questo perché il suo scopo, nella vita, era quello di resistere alle tentazioni, soprattutto quelle della carne: le leggende che ruotano su di lui parlano di una persona umilissima, che viveva nelle grotte e si nutriva di pane offerto dal vicino villaggio due volte l'anno. Il suo obiettivo era arrivare all'ascesi totale, quindi abbandonare ogni tentazione e stimolo terreno per elevarsi a Dio.
Più che una leggenda questa storia su Sant'Antonio racconta il collegamento con gli animali domestici ma in particolare con i maiali, collegandolo a una delle malattie più temute del suo tempo, ovvero il morbo conosciuto come "ignis sacer", poi detto "Fuoco di Sant'Antonio" o "Herpes Zoster". Per ospirate i malati di questo morbo che terrorizzava con i suoi sintomi decine di persone venne costruito un ospedale guidato dalla Confraternita degli Antoniani, vicino al villaggio francese di Saint-Antoine di Viennois. A questi dottori ed ecclesiastici venne dato il permesso dal Papa in persona di allevare maiali che potevano circolare liberi se al collo avevano attaccato un campanello. Non è un caso che, nell'iconografia di Sant'Antonio, questo simbolo appaia molte volte.
I maiali erano importanti perché dal loro grasso veniva estratto l'unguento che curava e leniva l'herpes zoster: per questo S'Antonio è collegato a questi animali, tanto che ora ne è il patrono